Non ha le braccia, ma usa i piedi
per ballare, scrivere e dipingere:
si chiama Simona Atzori
“Tutto parte da un sogno. Che va curato, innaffiato e amato, poi frammentato in passi concretizzabili, “umanizzato” e spogliato della sua connotazione poetica per diventare realtà. Però resta SOGNO” (tratto dal Libro “Cosa ti manca per essere felice?” Mondadori. Simona Atzori). Milanese, classe 1974, Simona Atzori è figlia di genitori sardi. Pur essendo priva di braccia dalla nascita, non si è mai persa d’animo e ha intrapreso sin da giovane l’attività di pittrice e di ballerina classica laureandosi nel 2001 in “arti visuali” alla University of Western Ontario a London (Canada). Simona ha dimostrato con grande caparbietà che in qualunque condizione è possibile vivere a pieno la propria esistenza.
“Sono sempre stata affascinata dalla possibilità di comunicare e interagire con il pubblico” – ha affermato in una recente intervista pubblicata sul blog “Che Futuro!” – perché attraverso più mezzi: il corpo, il pennello e la penna Simona è riuscita nel suo intento: conoscere realtà diverse. A volte, le cose che non comprendiamo ci fanno paura e ci bloccano. E avvicinarsi pian piano, ognuno con il proprio ritmo, dà molto più beneficio. “Attraverso la Pittura, la Danza, gli Incontri Motivazionali e i miei Libri, desidero comunicare agli altri le emozioni che vivo e trasmettere quel desiderio che c’è dentro ognuno di noi di rendere la propria vita degna di essere vissuta”
– scrive sulla homepage del suo sito www.simonarte.net .
Dopo di te” è il secondo libro di Simona. Racconta la sua mamma in cui dettagli, emozioni, sensazioni sono trasmesse attraverso le parole di chi ha vissuto esperienze determinate come possono essere le tante altre a questo mondo, sta a noi decidere il come affrontarle.
La vita ci pone degli ostacoli, più vicino o più lontano, e noi reagiamo. Simona lo ha fatto, anche grazie al supporto dei suoi genitori, cercando soluzioni innovative, collegamenti, ausili e supporti sempre più alla portata di chi ne ha bisogno.
foto di : Paolo Genovesi