All’indomani del riconoscimento provvisorio del Patronato ANMIL, alcuni Patronati hanno presentato ricorso al TAR adducendo il fatto che ANMIL non sarebbe legittimata, con espressione di invalidi e non di lavoratori, a costituire un Patronato. Ciò, pur avendo gli organi dell’Associazione chiarito, anche formalmente, nel “nome” il riferimento a lavoratori mutilati ed invalidi del lavoro. Il riconoscimento è stato poi confermato con provvedimento definitivo ed il TAR, da ultimo, con sentenza n. 9153 del 2012, ha confermato la piena legittimità del potere di ANMIL di costituire un patronato.
Sul tema torneremo più avanti per contestualizzare la nascita del nostro Patronato nell’attuale quadro di trasformazione del welfare e delle sue istituzioni; oggi occorre sottolineare piuttosto la portata generale della sentenza che, pur con sintetiche congetture, affronta la questione con due argomentazioni: la circostanza che gran parte dei soci ANMIL continuano a lavorare, garantendo, così il rispetto, da questo angolo visuale del requisito di legge; il fatto che – pur invalidi – gli interessati non per questo cessano di essere lavoratori: quest’ultima, così, diventa una qualificazione permanente della identità personale, alla quale si aggiunge quella di invalido che arricchisce senza assorbirla la prima. E’ una conclusione di valore etico, ma soprattutto giuridico, poiché ricollega la tutela per i rischi professionali all’immanente condizione di lavoratore sulla quale la Costituzione fonda l’essenza della nostra Repubblica.
In un momento di forte trasformazione del welfare e della stessa società essa contribuisce a ribadire che quanto l’ordinamento riconosce ad infortunati del lavoro non è una concessione ma reintegro della pienezza della condizione di lavoratore, menomata ma mai cancellata dall’infortunio, pur grave. In nessuna occasione, quindi, le due nozioni (lavoratore – invalido) possono essere disgiunte per “dimenticare” che l’invalidità di cui il soggetto è portatore proviene direttamente e con causalità efficiente proprio dal lavoro che fonda la nostra Costituzione.